Costume & società
Una soggettività sempre più consapevole e un amor proprio più sviluppato: le donne stanno riprendendo in mano le redini della propria immagine, come hanno fatto in passato per quelle della propria vita. Le ricadute dello scandalo Harvey Weinstein, con le accuse di molestia delle attrici al produttore di Hollywood, non accennano a diminuire nella sfera mediatica e dall’immaginario collettivo e contribuiscono a rilanciare una condivisa affermazione della dignità della donna, al di là delle rivendicazioni femministe che invece coinvolgevano una fascia elitaria e minoritaria della società globale.
Anche le donne italiane si dimostrano meno disponibili ad accettare categorie predefinite (quasi sempre costruite dai maschi), che giudichino avvenenza e seduttività sulla base esclusiva dell’aspetto fisico e della taglia.
Il mondo della moda, e il sistema su esso costruito, ha utilizzato per mezzo secolo, dai tempi delle “maggiorate” degli anni ’50 fino alla donna grissino delle sfilate, la conformazione fisica delle donne come una gabbia all’interno della quale giudicare, valorizzare, escludere.
Molte donne introiettavano queste stesse categorie per auto-giudicarsi, punirsi o assolversi. Oggi le donne stanno diventando invece ConsumAutrici, concentrate sul proprio progetto di vita e sulla propria affermazione felice.
Insieme a una nuova autonomia consapevole cresce anche una cultura alimentare più informata ed equilibrata che evita sia le radicalizzazioni dietetiche, sia la finta libertà – spesso per auto-assolversi – dell’essere sovrappeso o a rischio di obesità.
In questo nuovo equilibrio la liberazione femminile passa dalle taglie più “restrittive” (40 e 42) alla nuova accettazione felice della 46 e 48, definendo una soglia di rischio, in termini di salute e non solo di aspetto, al di là delle forme.
Il mondo femminile, trasversalmente a tutte le età, si dimostra il più attrezzato a gestire questo passaggio delicato che integra percezione di sé, bellezza naturale, carattere personale, governando con saggezza l’influenza mediatica e l’orientamento alla moda. È un passaggio in atto, ancora in fase evolutiva, ma la direzione è chiara e non cambierà.
Nel prossimo futuro, affermazione del carattere, autostima e giusta distanza dalla gabbia delle taglie, segneranno l’orizzonte femminile e i brand di abbigliamento che dimostreranno una effettiva sensibilità nei confronti di questo tema, così delicato, rafforzeranno la loro credibilità e reputazione.
C’è davvero bisogno di una nuova creatività del sistema moda:
UNA BATTAGLIA PER LA SHAPE DIVERSITY
liberando soprattutto le donne dal concetto idealizzato della taglia 40-42, gabbia sociale che immobilizza l’espressività.
Bisogna insistere sul corpo delle donne come soggetto attivo e trasformativo, esattamente il contrario del corpo-oggetto semplicemente da guardare, con una idea di femminilità banalmente seduttiva.
È molto importante che Fiorella Rubino, stilista di abiti per le donne curvy, abbia fatto luce su questa tematica e abbia voluto farsi paladina di questa cultura più accogliente perché proprio i media e le case di moda devono essere in prima linea. Senza banalizzare e senza contrapporre il grasso al magro, ma agendo con profondità e sensibilità, al di là di ogni ghettizzazione.